La Silicon Valley
del Medio Oriente
Wi-fi gratis praticamente ovunque
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Una immagine notturna della capitale Amman |
Giordania, la nuova Silicon Valley . Proprio qui, negli ultimi anni sono nate piccole realtà imprenditoriali fondate da giovani sotto i trent’anni: imprese che trasformeranno il web 2.0 arabo e non solo.
Un accordo da più di 100 milioni di dollari che ha attirato l’attenzione dei venture capitalist internazionali sulle piccole imprese giordane che operano nel campo dell’innovazione e della creatività online. In Giordania solo il 25-30% della popolazione ha accesso alla Rete, ma nonostante questo i giovani sfruttano il web per aprire nuovi business, fare politica e mobilitare. E proprio come alla fine degli anni Settanta, Steve Jobs e Steve Wozniak («i due Steve») fondarono Apple nel garage di casa, anche i ragazzi arabi partono con pochi mezzi.
La Silicon Valley giordana non è che il risultato della volontà politica del re Abdullah II di Giordania e della regina Rania che stanno incoraggiando l'imprenditorialità giovanile con incentivi e investimenti strutturali in tecnologia», dice Donatella Della Ratta, esperta di media arabi e anima del
blog MediaOriente. Jeeran è l’esempio più significativo di queste giovani realtà, ma in Giordania c’è anche chi il web lo sfrutta per il progresso politico, economico e civile.
«La ricchezza della Giordania è il suo popolo, sei milioni di persone per lo più giovani; noi li invitiamo a sviluppare un’idea critica sulla realtà e a confrontarsi con rispetto su temi come l’ecologia, la politica e la violenza sulle donne. Nel regno della Giordania, l’impegno sociale è mediamente basso, ma se riusciamo ad attirare l’attenzione online su tematiche così importanti riusciremo a trasformarla in azione concreta offline per migliorare la società. Il mondo ha bisogno non solo di spazi di libertà, ma anche di motivi per agire» così si sente di commentare Nadine Toukan, co-fondatrice e tribe leader di Creative Jordan.